#1: Libro della settimana: L’imperfetta di Carmela Scotti

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L’imperfetta di Carmela Scotti, Edizioni Garzanti, 187 pp, prezzo: 14,90

Ho finito di leggere L’imperfetta di Carmela Scotti, mentre facevo la fila per cambiare medico.

È un libro che ho portato sempre con me e l’ho assaporato ovunque, nei ritagli di tempo o nelle pause più lunghe.

È una storia forte, triste e toccante.

La protagonista, Catena Dolce, dopo la morte del padre decide di non sottostare alle imposizioni di uno zio ignorante, che vuole prendere il posto del padre. Un padre che le ha dato tanto.

Catena Dolce è una “mavara” di soli diciassette anni: una sorta di strega, capace di curare con le erbe e persino di uccidere, con una bambolina di pezza e aghi, uno zio violento e violentatore.

La storia di Catena è ambientata nel 1898 in Sicilia, in un’epoca in cui si veniva decapitati per determinati crimini o misfatti.

Catena Dolce vive in totale solitudine la sua “imperfezione”, diversità. Prima in una capanna nel bosco, dove viene violentata da un carabiniere, che poi uccide. Poi, in un’altra capanna dove dà alla luce il suo bambino, frutto di un amore violento.

La storia viene narrata da Catena, da due angolazioni differenti: la prima, in prima persona, in un frangente temporale che va dalla morte del padre fino a quando la protagonista viene portata in carcere; la seconda, in prima persona, è una specie di diario di sofferenze, in cui Catena con parole toccanti e pause sentite ci porta nella realtà del carcere.

I temi del romanzo sono:

  • Il vuoto che crea la mancanza della figura paterna: per Catena suo padre era tutto. Un mito capace di risolvere i problemi. Una persona che amava leggere, le stelle e le piante. Una persona che le ha tramandato le sue capacità curative.
  • La solitudine: Catena, dopo la morte del padre, si ritrova sola, con una mamma che non l’ha mai capita e delle sorelle, che non hanno avuto la forza di reagire. Catena, in famiglia, è l’unica che si è ribellata alla zio. E ciò l’ha portata alla solitudine. Una solitudine riempita, in qualche modo. Una solitudine determinata dal suo essere diversa. Semplicemente se stessa.
  • La morte: la morte vista come dolore, a volte. La morte vista come alleggerimento, altre: come togliere un peso: un carico che non permette alla protagonista di essere chi è realmente.

La storia inizia con la descrizione del padre e termina con il figlio quindicenne di Catena, adottato grande da una famiglia siciliana, che si fa domande sulla sua madre biologica. La storia sembra seguire il ciclo vitale. Padre che scompare, figlia (Catena) che vive e muore, bimbo (figlio di Catena) che, quindicenne, inizia ad affacciarsi alla vita.

Stile:

Due tipi di narrazione, che s’incontrano, rendendo dinamica la storia. Frasi taglienti e profonde che lasciano, mentre si legge e poi, spazio alla riflessione.

No:

Avrei intitolato l’opera nella seguente maniera: Catena Dolce.

Anche se capisco le dinamiche del marketing che, generalmente e giustamente, a volte, prendono il sopravvento.

Voto: 8

Buon fine settimana,

Em@